La cooperazione tra Italia e Georgia è in crescita anche in campo scientifico e tecnologico.
Un progetto di grande visione, che vede il coinvolgimento in prima fila dell’Italia, è la realizzazione di un Istituto Tecnologico della Georgia, primo centro scientifico d’eccellenza del paese, capace di formare una nuova generazione di scienziati, attrarre ricercatori e pazienti da tutto il mondo e sviluppare collaborazioni con altri Paesi. Nucleo del progetto è un centro di adroterapia oncologica tramite l’utilizzo di un acceleratore di particelle da sviluppare in Georgia. Numerosi sono gli scienziati italiani presenti nell’advisory board internazionale dell’Istituto. Un rapporto di stretta collaborazione dunque, testimoniato anche dai legami con il nostro INFN, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, e con il CNAO, il Centro Nazionale di Adrotrerapia Oncologica di Pavia, punti di riferimento del nuovo Istituto Tecnologico.
Degna di nota è anche la collaborazione tra il Consiglio Nazionale delle Ricerche Italiano (CNR) e la Fondazione Shota Rustaveli della Georgia. Le due istituzioni scientifiche concludono accordi biennali per sostenere in ogni biennio 5 progetti bilaterali in diversi settori. Per visualizzare i diversi progetti avviati clicca qui.
Sempre più stretta la collaborazione nel campo sanitario, basti citare l’accordo di collaborazione tra l’Ospedale Pediatrico M. Iashvili di Tbilisi e l’Istituto Giannina Gaslini di Genova che prevede lo scambio di esperienze e la creazione di un network dedicato alla condivisione degli aspetti clinici, di ricerca e della formazione professionale del personale medico infermieristico locale e il memorandum recentemente firmato tra le divisioni di cardiochirurgia dell’Ospedale Bambino Gesù e dell’Ospedale pediatrico Iashvili di Tbilisi che prevede interventi cardiochirurgici e coordinamento per affrontare casi gravi, avvio dei programmi congiunti e organizzazione di corsi di formazione per il personale medico e infermieristico.
Un modello di cooperazione scientifica al servizio del patrimonio culturale è il progetto Multidisciplinary survey and monitoring of the Vardzia rock cut complex che vede da anni lavorare insieme istituzioni e aziende italiane e georgiane per proteggere il sito archeologico di Vardzia. Città-monastero scavata nella roccia e prevalentemente realizzata nel XII secolo d.C., questo tesoro straordinario della cultura georgiana può vantare più di 600 stanze sparse su 13 diversi livelli. Un tesoro prezioso, ma anche fragile. Soggetto a crolli e degrado della roccia, oltre a possibili movimenti sismici.
Ecco quindi la necessità di capire, monitorare, prevenire. Una prima componente è quella geotecnica: l’identificazione e sistematizzazione di dati su frane, materiali, geologia, sismicità. La seconda dimensione è quella del monitoraggio effettuato con sofisticati strumenti tecnologici (un sistema installato nel 2012 da un’azienda italiana consente ad esempio di registrare ogni 15 minuti eventuali movimenti in oltre 50 mila punti della montagna di Erusheti), con accuratezza millimetrica. La terza fase è quella della prevenzione: la proposta e implementazione di soluzioni ingegneristiche atte a mitigare il rischio e le conseguenze di crolli di porzioni della rupe, ivi incluso i resti dell’insediamento archeologico.
L’iniziativa è basata su tre principi fondamentali: acquisizione di conoscenza avanzate, condivisione e capacity building. A lavorare fianco a fianco sono molti soggetti: l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), l’Agenzia Nazionale per la Tutela del Patrimonio culturale della Georgia e varie università (Bologna, Firenze, Milano Bicocca, Roma, Ilia State University), così come varie imprese specializzate italiane che hanno fornito tecnologie per l’acquisizione dei dati (rilievi laser) e il continuo controllo (monitoraggio radar terrestre). Il progetto è coordinato dal Prof. Claudio Margottini e dall’ing. Daniele Spizzichino.