In Ovidio si legge: “Sii piuttosto lindo, pulito, abbi la pelle bruna per le lotte del campidoglio, e la tua toga ti cada bene indosso e senza macchie. Abbi la lingua sempre liscia e netta, siano bianchi i denti e non cariati, e il piede non nuoti in una scarpa troppo larga, né ti faccia i capelli come stecchi un barbiere inesperto, ma la chioma sia ben tagliata e ben rasa la barba. Non portar unghie troppo lunghe o sozze, dalle narici non ti spunti il pelo, il fiato non sia troppo sgradevole, sotto le nari altrui, tu non putire come un caprone”. (L’arte di amare, 1, 510, trad. Ettore Barelli, 1977). Allo stesso modo Giovenale compone il detto divenuto poi famoso “Chiedi una mente sana in un corpo sano” (Satire, 10, 356, trad. Ettore Barelli, 1984).
La pratica del bagno quotidiano si diffonde nel II a.C. con la nascita di strutture pubbliche, i balnea (chiamati thermae in età imperiale), soprattutto per i cittadini di condizione non elevata. Da questo momento il bagno pubblico, luogo di igiene ma anche di incontro e aggregazione, diviene un atto sociale e civico presso tutti i ceti.
Alle terme ci si reca per godere di un momento distensivo al termine del lavoro, ma anche per incontrare gente, discutere di affari, chiacchierare amenamente. Al prezzo di un solo quadrante (un quarto di asse) si può accedere alla struttura, prima amministrata dagli edili poi affidata ad una figura addetta (curator thermarum).