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Evidence. A New State of Art

1948 – 2018. Diciotto artisti italiani

di Alessandro Demma

Il tempo, la storia, la memoria, il passato, il presente e le prospettive future da sempre rappresentano uno spazio cronografico fondamentale per rintracciare o tracciare i sentieri dell’arte, per costruire le traiettorie e i risvolti del sistema dell’arte contemporanea. Il tempo della vita, del pensiero, delle visioni, tesse la trama di 1948 – 2018. Diciotto artisti italiani, una mostra che vuole rappresentare una concentrata e significativa mappatura dell’arte attuale in Italia.

Questa cronistoria è, per dirla con Nancy, “kaosmos: la nascita continua, l’agitazione, l’inquietudine, la pena e la gioia, l’incoscienza viscerale, il desiderio, il tocco dell’aperto, il godimento che è al cuore della dialettica di una diastole senza sistole, di un’apertura senza chiusura”. E qui si situa il vero senso di 1948 – 2018. Diciotto artisti italiani, in questa incessante conoscenza che gli artisti, dagli anni Cinquanta ad oggi, continuano a investigare con la ricerca, con l’analisi, con la dischiusura del finito nell’infinito, con la volontà di indagare lo spazio dell’opera per costruire strutture di senso e di apparenza, superfici a volte reali a volte immaginifiche di una narrazione sempre attenta alle forme del tempo.

marisa albanese corpus comune2

Marisa Albanese

Corpus Comune, 2017
Ferro, resina e carta, 800 x 60 x 25 cm
Courtesy Studio Trisorio Napoli
© Ph. F. Squeglia

Nino Migliori, Michelangelo Pistoletto, Giulio Paolini, Mimmo Paladino, Luigi Mainolfi, Marisa Albanese, Eugenio Giliberti, Pierluigi Pusole, Botto & Bruno, Alberto Di Fabio, Adrian Tranquilli, Paolo Grassino, Marzia Migliora, Perino & Vele, Giuseppe Stampone, Domenico Antonio Mancini, Elisa Strinna, Fabrizio Cotognini, rappresentano figure fondamentali per un approccio fenomenologico allo studio del tempo, del luogo, e dell’identità dell’arte contemporanea italiana. Analizzare queste diciotto realtà vuol dire costruire una concentrata cronografia dell’arte oggi, nel nostro paese, ma soprattutto riflettere sulla questione dei linguaggi e delle strutture teoriche e fisiche dell’opera d’arte. Così, dalla relazionalità al lirismo, dalla materia alla performance, dalla fluidità alla resilienza, la mostra testimonia la varietà delle sperimentazioni in essere e descrive la terminologia delle società e delle culture attuali, espressione dei diversi linguaggi dell’arte contemporanea più avanzata.

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Michelangelo Pistoletto
wo Less One, 2009
legno dorato e specchio
120 x 180 cm (2 elementi)
Courtesy Galleria Continua
© Ph. Ela Bialkowska

La mostra si presenta come traccia evidente di una produzione di forme che offrono una possibilità di mondi differenti, di visioni, una costellazione di artisti che, in un lasso di tempo che ha attraversato la metà del secolo scorso fino ad oggi, ci raccontano intenzioni, riflessioni, sperimentazioni totalmente singolari. È proprio questa la forza di questa mostra, la costruzione di una storia, di una sintetica ma efficace narrazione dell’arte contemporanea italiana, attraverso differenti generazioni messe a confronto. Una storia in cui s’intrecciano svariati linguaggi, tecniche, segni e simboli, una storia in cui il disegno, la pittura, la scultura, la fotografia, il video, l’installazione, rappresentano un complesso campionario che riproduce un universo multiforme ed eterogeneo delle esperienze dell’arte attuale della nostra nazione.

Le diciotto opere in mostra delineano uno spazio, ci ha insegnato Panofsky, di “scoperta e interpretazione dei valori simbolici”, il luogo in cui incontrare “la storia dei sintomi culturali” italiani. Settant’anni di esperienze che indagano i processi, gli sviluppi, culturali, sociali, politici, che hanno spinto artisti di differenti generazioni a ragionare sul proprio presente, e che costituiscono il viatico attorno al quale si vuole riflettere oggi sulle vicende passate, presenti e future per configurare e interpretare gli stati dell’arte dagli ultimi decenni del secolo scorso al nuovo millennio.

giuseppe stampone tierra

Giuseppe Stampone
Tierra, 2017
penna bic su carta
33×39 cm (15 moduli)
Courtesy Galleria The Pool NYC