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Il mondo dei miti in Etruria

Nelle raffigurazioni delle urne cinerarie prodotte fra il III e il II secolo a.C., è evidente la trasformazione del mito greco in una narrazione coerente con il contesto etrusco e l’introduzione di una serie di scene che è possibile riferire a miti locali. In tutti i temi incombono le figure di demoni che rappresentano la relazione tra l’avvenimento e il mondo dell’oltretomba. Le iscrizioni su urne, olle cinerarie e tegole che chiudevano le nicchie delle tombe, mostrano la diffusione capillare della scrittura a Chiusi.

In questo periodo le scene di combattimento si moltiplicarono. Nelle urne in alabastro e in terracotta della fine del III secolo a.C. sono raffigurati un uomo con armatura in piedi che si accinge a sferrare il colpo verso un nemico a terra, un guerriero Gallo (inv 980 public space), un cavaliere nel momento in cui il suo avversario infilza la spada nel ventre del cavallo 080 e un guerriero caduto che si protegge dai nemici con uno scudo 077.  In queste urne risulta difficile riconoscere un evento storico preciso, tuttavia le immagini possono trovare una motivazione nella presenza a Chiusi di istituzioni di tipo militare che avevano un ruolo di rilievo nella vita politica e sociale della città.

Una delle vicende mitiche più note e diffuse in Etruria fu quella dei Sette a Tebe che, già V secolo a.C., decorava il frontone del tempio A di Pyrgi, l’importante porto di Cerveteri. Nelle urne del II secolo a.C. uno degli episodi di questa saga, l’uccisione reciproca di Eteocle e Polinice, ebbe un’ampia popolarità. Nell’urna è rappresentato Eteocle in piedi che affonda la spada nel collo di Polinice che a sua volta infilza la spada nel ventre del fratello, ai lati della scena due demoni 078. Le immagini del fratricidio sottolineano il carattere negativo della rottura dei vincoli di fratellanza e si riferiscono alle lotte fra le città etrusche che non si schierarono compatte contro i Romani. L’episodio può anche essere interpretato come una contesa tra fratelli per un’eredità, episodio di vita reale e quindi possibile motivo della sua popolarità.

Altrettanto diffuso un mito locale, l’eroe-contadino che combatte impugnando un aratro. L’eroe rappresenta l’attaccamento alla terra dei piccoli proprietari terrieri, committenti delle urne fittili.

La scena va messa in connessione con le rivolte sociali in atto nel mondo agricolo a causa dell’introduzione di nuovi tipi di sfruttamento delle risorse agricole e del passaggio al sistema schiavistico imposto da Roma 079.