Il canopo, adottato nell’area di Chiusi dal VII al VI secolo a.C., è composto da un contenitore in impasto di forma ovoide sormontato da un coperchio conformato a testa umana all’interno del quale deporre le ceneri del cremato.
Il cinerario assunse sempre di più un carattere antropomorfo, in un progressivo processo di umanizzazione. Per meglio rappresentare il genere, sulle teste-coperchio i tratti del volto venivano resi con elementi incisi o plastici e il lobo dell’orecchio era forato per l’applicazione di orecchini in bronzo o in oro; le acconciature erano costituite da una serie di ciocche più o meno ondulate oppure da piccole trecce. Sul corpo del vaso venivano aggiunte piccole braccia rilevate oppure raffigurati i seni per caratterizzare le figure maschili e femminili. In sepolture particolarmente ricche i canopi erano posti su piccoli troni dalla spalliera tondeggiante.
La tendenza a umanizzare i contenitori delle ceneri aveva come scopo quello di restituire all’individuo l’integrità fisica che si era dissolta con il rito della cremazione e, per questa ricerca fisionomica possono essere considerati come un primo tentativo di ritratto. I canopi esposti nn.007-008-009-010 presentano molte delle caratteristiche illustrate.