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Antica Roma a colori: mosaici dai Musei Capitolini

Opere in mostra

I mosaici negli edifici pubblici e privati

Mosaici pavimentali

 

1 mosaico a rombi policromi 

Mosaico a rombi policromi
Tessere di litomarga verde, calcare rosso e rosa, vetro nero,
bardiglio, palombino, pietra serpentina, tufo
Alt. cm 146, largh. cm 142, spess. cm 3,5
Scoperto a Roma nel 1869 sul Quirinale, in via S. Nicola da Tolentino
Databile tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C.

Mosaico dalla raffinata fattura, formato da tessere di piccole dimensioni, disposte in maniera regolare. Il campo centrale è inquadrato da due diverse cornici decorate con motivi geometrici e vegetali stilizzati, una su fondo nero, l’altra su fondo bianco. Al centro è una ricercata composizione di rombi policromi tangenti, caratterizzata da quattro colori contrastanti che creano un elegante gioco di policromia.

 

 

2 2 mosaico tessellato a stuoia con inserti litici

Tessellato a stuoia con inserti litici
Tessere di basalto e palombino e inserti litici
Alt. cm 58, largh. cm 208, spess. cm 10
Proveniente da Roma, dagli sterri per la costruzione del mercato coperto nel Rione Monti,
all’incrocio tra via Baccina e via S. Agata dei Goti, nel 1933

Età augustea (31 a.C.- 14 d.C.)

Particolare tipo di pavimento tessellato formato dall’intreccio regolare di tessere rettangolari bianche, nel quale sono inserite le cruste litiche policrome, senza un ordine apparente. Su questa tessitura, denominata a “canestro”, sono inserite a distanze variabili scaglie irregolari di diversi colori. Il mosaico doveva far parte di un più ampio pavimento che decorava un ambiente di un edificio privato di età augustea.

 

 

3 mosaico policromo con motivo a scacchiera

Mosaico policromo con motivo a scacchiera
Tessere di marmo e calcari
Alt. cm 71; largh. cm 71, spess. cm 13
Proveniente da Tivoli, Villa Adriana. Il mosaico, di proprietà del Marchese Campana,
fu acquistato dal Comune di Roma dopo il 1870

Età adrianea (117- 138 d.C.)

Il mosaico faceva parte di un più ampio pavimento che decorava due ambienti dell’edificio della Piazza d’Oro di Villa Adriana. Fu ridotto ad un riquadro per farne probabilmente un oggetto di arredo. Presenta una decorazione geometrica formata da una scacchiera di quadrati a colori alternati.

 

 

4 mosaico policromo con trama di sinusoidi

Mosaico policromo con trama di sinusoidi
Tessere policrome di marmo e calcare: giallo antico, portasanta,
rosso antico, paesina, palombino e litomarga
Alt. cm 117,5, largh. cm 97,5 (con cornice), spess. cm 12
Roma, provenienza sconosciuta
II/III secolo d.C.

Il mosaico, parte di un più ampio tappeto musivo, mostra una complessa composizione di sinusoidi che si susseguono, opposte e contigue, tenute insieme da un nodo; gli spazi vuoti tra le linee curve sono riempiti da motivi floreali. La trama si intreccia su un fondo verde, sul quale spiccano i colori rosso, bianco, giallo delle sinusoidi e degli elementi vegetali. Chiude la composizione in basso una cornice composta da una treccia e da una fascia, percorsa da una linea ondulata continua. Il motivo della sinusoide trova in questo mosaico un effetto cromatico particolarmente raffinato grazie alla scelta dei toni pastello dei colori.

 

 

5 mosaico policromo con busto di atleta

Mosaico policromo con busto di atleta
Tessere di calcare, marmo e pasta vitrea
Alt. cm 108,5, largh. cm 97,5, spess. cm 3
Rinvenuto nel 1879 a Roma, nella zona tra Santa Croce in Gerusalemme e Porta Maggiore,
proveniente da un impianto termale costruito da Settimio Severo (già noto come “Terme Eleniane”)

Prima età severiana (193- 211 d.C.)

Un busto maschile nudo e dalla muscolatura possente occupa interamente lo spazio del pannello, delimitato solo nella parte inferiore da una cornice a dentelli e da una treccia. La figura rappresenta un atleta e il pannello faceva parte di un’ampia pavimentazione, alla quale appartenevano sicuramente altri pannelli con analoghe figure di atleti, forse aurighi o lottatori, purtroppo perduti. Soggetti simili, quasi sempre provenienti da complessi termali o da edifici legati alle pratiche sportive, raffiguravano gli atleti, talvolta connotati con gli attributi tipici dello sport praticato e identificati con il nome proprio.

 

 

6 mosaico policromo con pianta di edificio

Mosaico policromo con pianta di edificio
Tessere di palombino e paste vitree gialle, rosse, verdi e azzurre
Alt. cm 165, largh. cm 42,5, spess. cm 3,5; alt. cm 165,5, largh. cm 45, spess. cm 3
Rinvenuto nel 1872 a Roma, in occasione di lavori pubblici a via Marsala
Metà del III secolo d.C.

Il mosaico, un unicum nel suo genere, rappresenta la planimetria di un edificio in cui ambienti absidati e polilobati si ripetono specularmente ai lati di un ambiente centrale, che purtroppo la lacuna del mosaico non consente di conoscere. I diversi colori delle tessere indicano il perimetro dei muri di colore nero e il loro spessore di colore giallo; il rosso sui muri potrebbe indicare delle aperture, l’azzurro un condotto idrico, il verde indicava forse delle vasche. I numeri rossi, infine, potrebbero riferirsi alle misure degli ambienti, espresse in piedi romani, in questo caso, considerando che un piede misura cm 29,57, l’edificio non sarebbe molto grande.
Per le caratteristiche degli ambienti, la loro disposizione e la presenza dell’acqua, la struttura potrebbe essere interpretata come un balneum, una piccola terma privata, forse destinata a una associazione di atleti.

 

 

7 mosaico policromo con busto di stagione 
Mosaico policromo con busto di stagione
Tessere di calcare bianco e pietre colorate
Alt. cm 101, largh. cm 103, spess. cm 2,5
Rinvenuto nel 1875 a Roma, nel Rione Esquilino, nei pressi della chiesa di San Vito
Fine del III / inizio del IV secolo d.C.

La figura femminile rappresenta la personificazione di una stagione, veste la tunica e un mantello dai colori sfumati dal rosso cupo al rosa; al collo porta una collana di perle bianche; circonda il capo, tra i capelli bruni, un sottile ramo, forse una pianta acquatica. Si tratta probabilmente della personificazione dell’autunno, come suggerisce la prevalenza di colori scuri e l’abito pesante. Il pannello, delimitato da una cornice a treccia, faceva parte di una più ampia composizione, in cui le figure delle quattro stagioni, secondo uno schema ben noto e consolidato, occupavano gli angoli. Per il loro valore simbolico, legato alla ciclicità della natura e della vita dell’uomo, la raffigurazione delle stagioni è molto diffusa sia in contesti pubblici che privati, ma anche in ambito funerario, dove la loro presenza allude alla vita che si rinnova e quindi alla rinascita dopo la morte.

 

 

8 mosaico policromo con elementi geometrici e pesce

Mosaico policromo con elementi geometrici e pesce
Tessere policrome di portasanta, rosso antico, calcare rosa, palombino, basalto e litomarga verde.
Poche tessere sono in serpentino e porfido; numerose, invece, quelle in pasta vitrea,
che sono utilizzate nel corpo del pesce e nelle onde marine
Alt. cm 63, largh. cm 110, spess. cm 10
Rinvenuto il 31 dicembre del 1880 a Roma, in via Nazionale, presso il Palazzo delle Esposizioni
Fine III /inizi IV secolo d.C.

Il pannello, che faceva parte della cornice di un mosaico pavimentale, unisce a motivi geometrici, circolari e ovoidali, elementi figurati animali e vegetali. Il fondo è bianco, la trama geometrica è definita da linee nere, la policromia invece è riservata al pesce e al fiore, i quali costituiscono rispettivamente il riempitivo della mandorla e del cerchio, che uniti da linee di raccordo si susseguono alternati. Questa contaminazione tra geometrico e figurativo avviene nell’avanzata età imperiale, quando si recupera la componente figurativa nota dai repertori naturalistici di lontana derivazione ellenistica, qui riproposti con grande perizia e raffinatezza cromatica.

 


Mosaici parietali

 

9 mosaico policromo parietale con candeliere

Mosaico policromo parietale con candeliere
Tessere di paste vitree, calcari, conchiglie
Alt. cm 100, largh. cm 64, spess. cm 10
Scoperto a Roma nel 1869 sul Quirinale, in via S. Nicola da Tolentino
Databile entro la metà del I secolo d.C.

Il pannello, riquadrato su tre lati da una fila di conchiglie, presenta numerosi motivi iconografici e decorativi. Al centro campeggia un candelabro formato da cinque parti sovrapposte a tronco di cono rovesciato, separate da anelli con fogliette e coronato sulla sommità da una pigna da cui partono due festoni di foglie. Sopra la pigna si riconoscono delle ali. I vari elementi della composizione riconducono il mosaico al mondo dionisiaco e a un contesto di provenienza nel quale l’acqua doveva avere un ruolo primario.

 

 

10 mosaico cornice di mosaico parietale con conchiglie

Cornice di mosaico parietale con conchiglie
Tessere di pasta vitrea, marmo di Carrara, fritta, conchiglie
Alt. cm 29; largh. cm 48, spess. cm 10,5
Scoperta a Roma, durante i lavori di sbancamento della Velia per la realizzazione di via dell’Impero
Metà del I secolo d.C. circa

Il frammento proviene dalla decorazione di un ninfeo o di una simile struttura scenografica, che doveva avere una qualche relazione con l’acqua, come attesta la presenza nello schema decorativo della cornice di una fila di molluschi nella parte alta, seguita da una fascia di conchiglie di cui rimangono solo le impronte e poche tracce dei gusci.

 

 

11 mosaico policromo parietale con nave e faro

Mosaico policromo parietale con nave e faro
Tessere in pasta vitrea di vari colori; tessere bianche in materiale calcareo
Alt. cm 206, largh. cm 194, spess. cm 8
Scoperto a Roma nel 1876 durante gli scavi per l’apertura di via Nazionale,
nel giardino di Palazzo Rospigliosi Pallavicini

Databile tra la fine del II e i primi anni del III secolo d.C.

Con raffinatezza e grande cura dei particolari è descritta la scena della partenza di una nave dal porto. Tutti gli elementi presenti nel mosaico sono caratterizzati con precisione, a cominciare dal porto, riconosciuto da molti studiosi come quello di Alessandria per la particolare struttura del faro e per le arcate che si aprono sul molo. Sulla destra, compare una nave mercantile con la vela investita dal vento, con i marinai indaffarati in varie attività.

 

 

12 mosaico parietale con quadriga

Mosaico parietale con quadriga
Tessere in vetro e pasta vitrea di vari colori
Alt. cm 40, largh. cm 57, spess. cm 6
Scoperto a Roma nel 1876 durante gli scavi per l’apertura di via Nazionale,
nel giardino di Palazzo Rospigliosi Pallavicini

Databile tra la fine del II e i primi anni del III secolo d.C.

Il mosaico, originariamente inserito in una parete trattata a pomice e stucco e scandita da lesene, presenta al centro quattro cavalli appartenenti ad una quadriga in corsa. Sul pannello corrono due iscrizioni, formate da una fila di tessere bianche, rispettivamente lungo il margine superiore e inferiore: PHOENIX / INGENUO. Il primo nome è stato attribuito all’auriga, il secondo ad uno dei cavalli.

 

 

13 mosaico parietale con biga

Mosaico parietale con biga
Tessere in vetro e pasta vitrea di vari colori
Alt. cm 42, largh. cm 66 (con cornice), spess. cm 9
Scoperto a Roma nel 1876 durante gli scavi per l’apertura di via Nazionale,
nel giardino di Palazzo Rospigliosi Pallavicini

Databile tra la fine del II e i primi anni del III secolo d.C.

Il mosaico era originariamente inserito in una parete trattata a pomice e stucco e scandita da lesene, come il pannello analogo con quadriga. Come suggerisce la forma concava del supporto, il mosaico doveva decorare una delle nicchie semicircolari che scandivano la parete. Si riconosce al centro una biga trainata da due cerbiatti, la cui parte posteriore è pesciforme. Una figura molto deteriorata, forse da identificare con un pappagallo dalla lunga coda, si trova alla guida della biga.

 

 

14 mosaico policromo con motivo a nastro ondulato

Mosaico policromo con motivo a nastro ondulato
Tessere policrome di marmo e pasta vitrea
Alt. cm 50, largh. cm 74, spess. cm 9
Roma, provenienza sconosciuta
III secolo d.C.

Il frammento conserva una parte della cornice di un mosaico, probabilmente parietale, visto il considerevole numero di tessere vitree impiegate nella composizione. Nella decorazione si susseguono una fascia a meandro, un motivo ad onde correnti e un nastro ondulato che si svolge su fondo bianco con petali verdi all’interno dell’intreccio; chiude in basso una cornice a dentelli, i colori prevalenti sono il rosso e il giallo.

 

Emblemata

 

15 mosaico policromo con scena di pesca

 Mosaico policromo con scena di pesca
Tessere policrome di marmi e calcari
Alt. cm 20, largh. cm 17, spess. cm 3
Rinvenuto nel 1875 a Roma, tra le vie Labicana e Merulana,
nei pressi della chiesa dei Santi Marcellino e Pietro

II secolo d.C.

Sul prezioso mosaico realizzato con tessere minutissime è raffigurata una scena di pesca. Due uomini nudi, dalla pelle scura e dal fisico possente, sono intenti a ritirare le reti; sui loro corpi la muscolatura è ben delineata dall’effetto chiaroscurale, ottenuto dal sapiente impiego della policromia delle tessere. Il frammento apparteneva a un emblema, un vero e proprio quadro a mosaico montato su un supporto fittile, che, lavorato a parte, doveva essere poi collocato al centro di un mosaico più grande realizzato sul posto. I pochi indizi relativi al contesto di rinvenimento non consentono ipotesi sulla chiave interpretativa della scena.

 

 

16 mosaico policromo con figura maschile

Mosaico policromo con figura maschile
Tessere policrome di diversi calcari
Alt. cm 19,5, largh. cm 17, spess. cm 3
Rinvenuto nel 1874 a Roma, nel Rione Esquilino, nei pressi della chiesa di Santa Bibiana
Fine II/inizi del III secolo d.C.

Su questo piccolo frammento di emblema, sotto una cornice a dentelli resa con tessere bianche e nere, rimane la parte superiore di una figura maschile rivolta di tre quarti alla sua sinistra. La struttura del capo è robusta e anche il corpo rivela la sua potenza nella muscolatura del braccio destro in tensione; intorno al collo possente è annodata la leonté, la pelle ferina attributo di Eracle, elemento che permette di identificare il personaggio con questa divinità. E’ anche probabile che la scena raffigurasse una delle dodici fatiche, quella in cui Eracle cattura la cerva Cerinea; questa interpretazione è suggerita dalla posizione assunta dalla figura e dal confronto con l’iconografia ben nota e consolidata del mito.

 

 

17 mosaico policromo con personificazione del mese di maggio

Mosaico policromo con personificazione del mese di maggio
Tessere lapidee policrome, calcari e paste vitree
Alt. cm 52, largh. cm 52, spess. cm 4
Rinvenuto nel 1876 a Roma, nel Rione Equilino, presso l’Auditorium di Mecenate
Seconda metà del IV secolo d.C.

L’emblema è realizzato in una cassetta di laterizio con un ordito di piccole tessere policrome; tutto intorno è una cornice a dentelli. La figura giovanile al centro della composizione è la personificazione del mese di maggio, come esplicitato chiaramente dall’iscrizione in alto a destra: Maius.
La figura porta una veste corta e leggera che lascia scoperta la spalla sinistra; tiene nella mano sinistra un bacile metallico baccellato colmo di frutti e con la destra avvicina al volto un fiore per sentirne l’odore. A sinistra, su un’anfora di vetro poggiata su un tavolo si leggeva pie zeses, espressione greca conviviale e beneaugurante, trascritta con lettere latine: “bevi e vivi”. Insomma, tutto esprime la gioia di vivere propria del periodo primaverile ed in particolare di questo mese. Certamente l’emblema faceva parte di una serie, in un calendario comprendente le raffigurazioni dei dodici mesi.

 

Mosaici a carattere funerario

 

18 mosaico con iscrizione funeraria

Mosaico con iscrizione funeraria
Tessere di palombino e paste vitree; cornice in bardiglio
Alt. cm 50,5, largh. cm 146, prof. cm 6
Scoperto a Roma presso la chiesa di S. Lorenzo fuori le mura nel 1858
III secolo d.C.

L’iscrizione a tessere nere, squilibrata nella composizione del testo, campeggia all’interno di uno spazio rettangolare bianco. Sei rosette stilizzate e due rondini, realizzate con tessere colorate in pasta vitrea, decorano lo spazio attorno all’epigrafe. Il mosaico ha destinazione funeraria, come indica l’invocazione agli Dei Mani, ma la lettura del testo non è chiara, a causa della mancanza di parte della superficie musiva sulla parte sinistra del mosaico. La dedica è posta dai genitori alla figlia defunta Timarete alla quale venne aggiunto, sul lato destro, abbreviato nello spazio residuo, il nome del marito di lei, morto nel frattempo. Del nome di quest’ultimo rimane solo una parte “RIORO”, forse da integrare come “Arrio Romano”.
Sulla base dei confronti della necropoli di Isola Sacra e altri contesti funerari romani, è ipotizzabile che il mosaico fosse posto come soglia d’ingresso o come pavimento di una tomba familiare.

 

 

19 mosaico bianco nero con europa sul toro
Mosaico bianco nero con Europa sul toro
Tessere di palombino e basalto
Alt. cm 125, largh. cm 158, spess. cm 4
Scoperto a Roma nel 1936 durante alcuni lavori sulla via Ostiense, vicino alla porta S. Paolo
Fine del II- inizi del III secolo d.C.

Al centro del mosaico, che costituiva il pavimento di una camera funeraria scoperta nei pressi di Porta San Paolo all’Ostiense, è una figura femminile seduta sulla groppa di un toro. Si tratta della rappresentazione del ratto di Europa, tema raramente attestato nei mosaici di età romana. In ambito funerario, Europa, sposa di Giove, è simbolo dell’amore coniugale.

 

 

20 mosaico bianco nero con erma di dioniso
Mosaico bianco nero con Erma di Dioniso
Tessere di palombino, basalto, calcare rosa
Alt. cm 200, largh. cm 100, spess. cm 12
Rinvenuto nel 1919 a Roma, proveniente da un sepolcro della via Ostiense
Inizi del III secolo d.C.

All’estremità destra del campo figurato un’erma di Bacco, avvolta da un tralcio di vite, nasce da un cespo di acanto e sostiene una pergola. Davanti all’erma, in un’ambientazione agreste, doveva svolgersi una scena a carattere dionisiaco, tema assai diffuso nel repertorio funerario. Potrebbe forse trattarsi proprio di Dioniso ebbro sorretto da un satiro, come suggeriscono le tracce di due figure: un piede visto frontalmente e alcune tessere gialle e rosse appartenenti a un’altra figura. Un motivo a treccia e una fascia inferiore a tessere nere con inserti bianchi incorniciano la scena.

 

 

21 mosaico policromo ottagonale con pavoni

Mosaico policromo ottagonale con pavoni
Tessere di pietre calcaree, marmo e paste vitree
Alt. cm 135, largh. cm 110,5, spess. cm 12
Proveniente da Roma, da una tomba lungo la Via Appia, presso la torre di sinistra della porta S. Sebastiano.
Il mosaico fu scoperto durante i lavori di abbassamento della quota del Viale Ardeatino lungo le Mura Aureliane, nel 1940

II secolo d.C.

Pannello di forma ottagonale, pseudoemblema centrale di un pavimento di una tomba a destinazione familiare, con immagini legate al simbolismo funerario. Al centro campeggiano due pavoni, uno dei quali intento a beccare un piccolo uccello a terra. Lo spazio inferiore è riempito da piccoli arbusti e da un papavero. Il pavone, uccello sacro a Dioniso, è simbolo di resurrezione e di immortalità: perdendo ogni anno la coda e rimettendola con lo sbocciare dei fiori, allude alla rigenerazione oltre la morte. Nella stessa semantica rientra il papavero, fiore dell’oblio.