La mostra “La Scuola di Bernini e il Barocco Romano. Capolavori da Palazzo Chigi in Ariccia” propone un panorama completo dei generi e degli stili pittorici che definirono l’estetica barocca e al contempo forgiarono l’apparato comunicativo, morale quanto spirituale, della chiesa cattolica. Oltre alla pittura storica, allegorico-religiosa e mitologica sono qui rappresentati esempi emblematici dei vari generi prediletti dalla committenza dell’epoca: il ritratto, l’autoritratto, il paesaggio e la pratica del bozzetto preparatorio per grandi affreschi decorativi destinati all’edificazione dei fedeli.
Ritratti, la rappresentazione del potere
Giovan Lorenzo Bernini, Giovan Battista Gaulli, “il Baciccio”, Alessandro Mattia, Ferdinand Voet, Francesco Trevisani
Diverse opere in mostra testimoniano l’importanza che il genere del ritratto aveva conquistato in seno alle collezioni seicentesche. Si tratta di opere celebrative, emblematiche di un nuovo gusto per i ritratti seriali e commissionate per esaltare la superiorità della curia e della nobiltà al fine di consolidarne il potere. Tale successo si deve in parte alla fondamentale lezione di Pieter Paul Rubens e del suo formidabile allievo Anthony Van Dick il cui stile elegante e impetuoso aveva segnato indelebilmente l’ambiente artistico romano. Il genere ritrattistico si suddivide in ritratto politico o monumentale a figura intera, ritratto di rappresentanza o di apparato e infine autoritratto, un esercizio allo specchio che ci permette di capire l’importanza che gli artisti attribuivano all’indagine introspettiva sul proprio ruolo di pittori, rivelando un’immagine di spiccata individualità e profonda autoconsapevolezza.
Giovan Battista Gaulli, detto “il Baciccio”, Autoritratto
Il paesaggio, le forme del naturalismo barocco
Jean Lemaire, Cornelis van Poelemburgh, Jean de Momper, Salvator Rosa
La pittura di paesaggio durante tutto l’arco del seicento si afferma come “tema autonomo” della pratica artistica. Il paesaggio diviene infatti soggetto autonomo, non più mero luogo-contorno in cui l’uomo muove le proprie azioni, ma luogo/soggetto che assume il valore di un figura. Codificato in diverse categorie (campagne, marine, vedute urbane) la pittura di paesaggio matura diversi stili (es. naturalistico, ideale o eroico e (pre) romantico).
Cornelis van Poelenburgh, Paesaggio con rovine e scene pastorali
Pittura di storia e mito dell’Arcadia: tra classicismo e realismo
Il Cavalier d’Arpino, Jacques Stella, Giovan Battista Salvi, detto “Sassoferrato”, Jan Miel, Francesco Allegrini, Carlo Maratti, Luigi Garzi, Domenico Fetti, Viviano Codazzi, Pier Francesco Mola, Giacinto Brandi, Giacomo Cortese, detto “il Borgognone”, Giovan Battista Beinaschi, Mattia Preti, Ciro Ferri, Lazzaro Baldi, Ludovico Gimignani
La pittura di storia, che include opere narrative di soggetto storico, religioso, mitologico e allegorico, è considerata nel Seicento come l’espressione della morale terrena e spirituale. Le storie di soggetti biblici e di divinità mitologiche, ma anche di grandi battaglie, vengono commissionate nel duplice intento di celebrare il potere delle grandi casate e affermare l’idea che l’uomo e la natura siano manifestazioni della perfezione divina e, in quanto tali, debbano essere raffigurate (contrariamente alle convinzioni iconoclaste della Riforma Protestante). Il risultato è una retorica spesso nostalgica in cui forma e contenuto oscillano tra idealismo e realismo.
Pier Francesco Mola, Bacco, allegoria del Gusto
Il Barocco trionfante, la gloria della chiesa cattolica
Giovan Lorenzo Bernini, Ermenegildo Costantini, Andrea Pozzo, Giacinto Gimignani, Ciro Ferri, Pietro da Cortona, “il Baciccio”, Giuseppe Passeri
Sotto la regia di Bernini e di Pietro da Cortona, molti artisti si dedicano a pale d’altare e a grandi decorazioni di chiese e palazzi romani. Volte e soffitti si trasformano in “cieli in gloria”, teatri miracolosi in cui le cappelle fungono da quinte scenografiche, suggellando l’apoteosi della chiesa, degli ordini religiosi e delle grandi famiglie aristocratiche e cardinalizie. Si tratta di vere e proprie macchine scenografiche volte a proiettare lo spettatore seicentesco nel cuore di grandi visioni drammatiche ed illusorie, animate da folle di personaggi che levitano vorticosamente verso la salvezza professata dalla fede cattolica. In mostra sono presenti un numero di bozzetti di tali grandi imprese decorative a soffitto, fondamentali per comprendere l’evoluzione dell’idea progettuale e percepire appieno la magia prospettica, gli effetti luminosi e la preziosità cromatica degli affreschi completati.
Andrea Pozzo, Studio per una finta cupola in prospettiva