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La Biblioteca Reale di Torino

La Biblioteca Reale, inserita nel complesso museale Musei Reali di Torino, fu istituita da Carlo Alberto nel 1831, con la nomina di primo bibliotecario del conte Michele Saverio Provana del Sabbione con il compito non facile di raccogliere quanto rimasto delle raccolte librarie dei Savoia, notevolmente ridotte sia per la donazione di Vittorio Amedeo II all’Università di Torino, sia a seguito delle spoliazioni dell’età napoleonica. Al patrimonio librario rimasto, Carlo Alberto aggiunse i propri libri (arricchiti da diversi acquisti – librari e non – sul mercato antiquario eseguiti da persone di sua fiducia), e tutti i volumi che gli venivano da varie parti donati.

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L’interesse sempre costante del re ad accrescere le proprie raccolte portò ad acquisizioni importantissime come la collezione delle lapidi paleocristiane fatta acquistare sul mercato antiquario romano e considerata, da molti studiosi, la più notevole collezione urbana del nord-ovest d’Italia. Naturalmente il tassello più prestigioso che Carlo Alberto si assicura è l’acquisto della collezione di disegni di Giovanni Volpato comprendente il notissimo nucleo di fogli di Leonardo da Vinci. Nell’acquisto gioca un ruolo fondamentale il bibliotecario Domenico Promis nominato nel 1837, lo stesso anno in cui il re autorizzava la nuova sistemazione della Biblioteca nell’ala del Palazzo Reale sottostante alla Galleria del Beaumont, negli ambienti allestiti dall’architetto Pelagio Palagi. Promis, infatti, segnala al re la collezione e, dopo una trattativa e il pagamento di 50.000 lire che il re gli pagherà in otto anni, la collezione entrò a far parte del patrimonio della Reale rendendo la Biblioteca uno dei gabinetti di disegni più importanti al mondo: infatti, oltre ai 13 fogli di Leonardo da Vinci fra i quali il celeberrimo Autoritratto, si contano capolavori assoluti tra cui quelli di Michelangelo, Raffaello, Rembrandt, Carracci, Giulio Romano, Guido Reni, Poussin, Tiepolo, Guercino, Canova. Sotto la direzione di Domenico Promis le acquisizioni importanti anche in campo librario rendono lo spostamento quanto mai necessario; infatti, nel 1840, la biblioteca raggiungeva già i 30.000 volumi, tutti di notevole valore. La biblioteca, con la volontà ferrea del re e l’azione infaticabile di Promis, si trasforma in vero e proprio gabinetto delle meraviglie, racchiuso nello scrigno progettato da Palagi che disegna anche gli arredi. La volta fu affrescata da Marco Antonio Trefogli e da Angelo Moja, su disegno dello stesso Palagi, producendo un’atmosfera che richiama le biblioteche barocche; nelle campate della volta vengono raffigurate le scienze e le arti come in una sorta di “catalogo” a immagini che ci può far immaginare un progetto multimediale ante litteram.

 

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Le collezioni della Biblioteca si arricchirono negli anni attraverso contatti con le maggiori capitali europee, con le doti delle principesse e con le acquisizioni dei bibliotecari e dei fiduciari dei Savoia che non smisero di far pervenire alla “loro” biblioteca nuovi tesori anche quando la corte fu spostata prima a Firenze e poi a Roma, trasformandola in una vera e propria “Wunderkammer” ricca di manoscritti, di incunaboli, di cinquecentine, di disegni, di incisioni, di cimeli, di carte nautiche del XVI secolo, di fondi archivistici (con più di 1500 pergamene a partire dal IX secolo), di album fotografici di grande importanza in quanto fonti del costume, del paesaggio e di avvenimenti storico-sociali ma anche di oggetti (spesso doni) e di ricordi personali che potrebbero ricomporre una biblioteca familiare. I manoscritti sono conservati nei fondi Storia Patria, Militari, Orientali, Storia d’Italia, Miscellanea Patria, Vernazza, Saluzzo, Casa Savoia, Pergamene patrie e nel multiforme fondo Varia, in cui si conservano il Codice sul volo degli uccelli di Leonardo da Vinci e tutti i manoscritti miniati provenienti da tradizioni scrittorie e linguistiche diverse; tra loro i famosissimi “codici sforza”, di cui il Varia 124, con le miniature di Cristoforo De Predis, rappresenta l’esempio maggiormente prezioso. La Biblioteca custodisce inoltre gli archivi Luserna d’Angrogna, Scarampi di Villanova, Promis, Pallavicino-Mossi, Begey, ma anche archivi meno noti che devono essere studiati e valorizzati come quello di Maria Clotilde di Savoia, di Margherita di Sardegna e di un nucleo dell’archivio Carabinieri del periodo carlo-albertino.

Attualmente la Biblioteca conserva circa 200.000 volumi, 4.500 manoscritti, 3.055 disegni, 187 incunaboli, 5.019 cinquecentine, 1.500 pergamene, 1.112 periodici, 400 album fotografici, carte geografiche, incisioni e stampe. Le raccolte continuano a essere incrementate con acquisti sul mercato antiquario. Presso la Biblioteca sono inoltre consultabili, su prenotazione, le opere conservate nella Biblioteca della Basilica di Superga, che è una sorta di sezione staccata della Biblioteca Reale.

Grazie al finanziamento della Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino sono state inaugurate, una nel 1998 e l’altra nel 2014, due nuove sale espositive realizzate con le più moderne tecnologie museali. Attraverso le nuove sale la Biblioteca ha potuto valorizzare al meglio il proprio patrimonio, sia con frequenti mostre tematiche, sia con iniziative di grande apertura culturale incrementando gli aspetti museali.

Si può comprendere quindi che, al pari di molte biblioteche di conservazione, la Reale sia difficilmente riconducibile a una realtà solo bibliotecaria. In effetti, la natura poliedrica delle sue collezioni a la sua stessa collocazione all’interno dei Musei Reali di Torino esaltano quella vocazione museale creata dalla perseveranza collezionistica perseguita da Carlo Alberto che, infatti, la volle aperta al “pubblico”. Biblioteca ma, quindi, anche archivio, monumento-museo, gabinetto dei disegni, “scrigno” di tesori.