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Disegni del Rinascimento italiano nella collezione della Biblioteca Reale di Torino

La collezione di disegni: il nucleo carlo-albertino

La Biblioteca Reale di Torino possiede una straordinaria collezione di disegni, frutto dell’illuminata politica culturale del re di Sardegna, Carlo Alberto. Aperta al pubblico nel 1832 la “Reale Galleria” (l’attuale Galleria Sabauda), inaugurata nel 1837 l’Armeria Reale, nel 1839 il re acquistò la raccolta di 1850 disegni di grandi maestri italiani e stranieri appartenuta al collezionista Giovanni Volpato (Chieri, 1797-Torino, 1871). Si trattava di fogli assemblati tramite acquisti sul mercato antiquario parigino, spesso provenienti da illustri collezioni del secolo precedente. Oltre a un importante nucleo di disegni di artisti fiamminghi e olandesi, la collezione Volpato includeva ottimi esempi dell’arte italiana dal Rinascimento al Neoclassicismo, tra cui una serie unica di disegni autografi di Leonardo da Vinci. Collocata per volontà del sovrano all’interno della Biblioteca Reale, da lui istituita nello stesso anno, la collezione di disegni – oggi confluita nei Musei Reali – è esposta con criteri di rotazione nei due caveaux appositamente creati nel 1998 e nel 2014 con il supporto della Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino.

disegni biblioteca reale torino

La collezione di disegni della Biblioteca Reale offre un’ampia panoramica della storia dell’arte italiana a partire dal Quattrocento, con alcuni capolavori che ne fanno una delle più importanti collezioni pubbliche di disegni in Italia. Oltre al celebre gruppo di opere di Leonardo da Vinci, ne fanno parte ottimi esempi della grafica di artisti del Rinascimento toscano e veneto, un foglio attribuito alla fase giovanile di Raffaello e diverse opere di alcuni tra i suoi migliori allievi, alcuni fogli riferibili a Michelangelo tra cui uno studio da una statuetta conservata a Casa Buonarroti e validi esempi dell’eleganza del Cinquecento, dal Parmigianino al Perugino, dal Botticelli al Pinturicchio al Vasari. Di particolare interesse sono gli studi sull’antico come quelli tratti dal taccuino di Girolamo da Carpi.

Il disegno: funzione, tecniche, fortuna

Il disegno rappresenta il primo momento nell’elaborazione di un’idea in ogni forma d’espressione. Con la diffusione della carta e il progressivo riconoscimento del ruolo intellettuale dell’artista, in Europa dopo il Medioevo la pratica del disegno conosce una grande fortuna. I trattati sull’arte del XV secolo ne esaltano l’importanza e ne raccomandano l’esercizio. Il disegno è essenzialmente uno strumento di lavoro: consente all’artista di elaborare un’intuizione e di definirne i dettagli, di carpire i segreti della natura copiando dal vero il paesaggio e l’anatomia umana, di affinare lo stile studiando l’arte antica e quella contemporanea; serve a istruire gli allievi in bottega così come a presentare un progetto a un committente. È la base per la traduzione di un progetto in opera finita, attraverso metodi di riporto come la quadrettatura, lo spolvero o l’incisione. Talvolta il disegno è per l’artista appena un appunto, un gesto quasi automatico, che consente di fissare sulla carta idee spesso molto fantasiose, creando un repertorio di figure o di motivi decorativi.

leonardo autoritratto
Leonardo Da Vinci, Autoritratto (circa 1515)

A partire dal Rinascimento, il disegno – non più mero strumento di lavoro da confinare nelle botteghe o da allegare a un contratto – diventa un oggetto degno di essere collezionato in quanto manifesto dello stile di un artista, di cui rappresenta l’espressione più pura. Su alcuni dei disegni qui esposti sono visibili timbri e iscrizioni che raccontano le vicende collezionistiche dei singoli fogli, appartenuti a conoscitori e collezionisti italiani ed europei: nel Settecento la passione per il disegno si diffonde a Parigi e a Londra, favorendo la dispersione di un patrimonio per sua natura assai mobile. Le iscrizioni presenti sui disegni spesso propongono attribuzioni, a volte fuorvianti, ma comunque sempre utili a illustrare l’evoluzione delle conoscenze storico-artistiche e del gusto.