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Il giardino nella casa pompeiana: l’otium nella natura

Le case del ceto medio di Pompei avevano spesso un’area libera retrostante, destinata alla produzione di frutta e ortaggi (horti). Dopo il terremoto del 62 d.C., molte di queste aree furono attrezzate a giardini, popolati da statue e decorazioni marmoree, in alcuni casi inseriti nei peristili. I nuovi ricchi aspiravano a portare dentro la loro casa il mondo della natura, associato ai valori di “libertà” dagli impegni quotidiani e di serena tranquillità nell’otium. Era un modo per ostentare ricchezza e evocare il lussuoso modo di abitare in villa dei notabili pompeiani della tarda repubblica da parte dei “neoricchi” dell’età imperiale. Con la costruzione dell’acquedotto in età augustea, i giardini si svilupparono con aiuole dal disegno geometrico, potendo disporre di acqua corrente a pressione. Diventarono sempre più frequenti i giardini arricchiti da getti d’acqua con statue, spesso trasformate in bocche di fontana, e bacini. Tra i giardini più interessanti di Pompei vi è quello della casa di Octavius Quartio, che nell’area all’aperto retrostante ospitava un triclinio estivo, dove si poteva cenare cullati dal rumore dell’acqua che scorreva in canaletti (euripi). Ai bordi del canale superiore erano disposte in ordine alcune statuette (in mostra), i cui soggetti erano allusivi all’Egitto e al repertorio di animali selvaggi e personaggi del mondo dionisiaco. Le sculture erano posizionate strategicamente tra il triclinio e il biclinio, in modo che durante la cena la loro iconografia “eclettica” potesse essere discussa e contemplata dagli ospiti.