Questo sito utilizza cookie tecnici, analytics e di terze parti.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookie.

Preferenze cookies

Dmanisi

Missione archeologica dell’Università di Firenze a Dmanisi
Sulle tracce della scoperta della migrazione umana dall’Africa


Dmanisi, località al confine tra Georgia ed Armenia, è diventata famosa perché ospita nel suo territorio uno dei siti archeologici su cui si concentra l’attenzione più viva della comunità scientifica internazionale. Le scoperte effettuate sul sito hanno rivoluzionato le teorie sull’evoluzione umana. Tra i numerosi esperti nelle varie discipline provenienti da vari paesi del mondo che da anni lavorano sul sito, figura anche la missione italiana diretta dal professor Lorenzo Rook, dell’Università di Firenze e sostenuta dal Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano. A coordinare i team internazionali è il Museo Nazionale della Georgia.

Da Dmanisi sono venute fuori negli ultimi anni le evidenze di nuovi modelli interpretativi di un momento cruciale della evoluzione umana: l’uscita dall’Africa. Gli scavi rappresentano una vera e propria culla della differenziazione del nostro genere: sul sito sono stati trovati infatti dei fossili – una mandibola, ossa degli arti di almeno quattro individui e persino alcuni crani completi – che hanno dimostrato come l’emigrazione del genere “Homo” dall’Africa sia avvenuta almeno un milione e ottocentomila anni fa, con “un salto indietro” di un milione di anni rispetto alle ultime conoscenze scientifiche.

Nell’estate del 2008 i lavori hanno subito uno stop per via del conflitto russo-georgiano. “Ero preoccupato perché c’erano con me degli studenti – ricorda il professor Rook – per fortuna l’Ambasciata italiana e l’Unità di crisi del MAECI sono stati di una professionalità e attenzione encomiabile: entro pochi giorni è stato predisposto il piano d’evacuazione non solo per noi, ma anche per alcuni colleghi francesi e olandesi”. Il conflitto si è comunque sovrapposto pesantemente con il programma dei lavori. A settembre 2008 era in programma la musealizzazione dell’area, poi avvenuta il 24 settembre 2009, anniversario della scoperta della prima mandibola. Da quella data il sito è aperto al pubblico. “Per la prima volta – sottolinea il professor Rook – si rende visitabile un sito durante i lavori e il visitatore può vedere le persone all’opera”.

La componente italiana ha responsabilità in tre campi specifici: il Professor Rook si occupa dello studio di una parte della fauna, la Dottoressa Longo del museo Civico di Storia Naturale di Verona segue l’industria litica e il Dottor Berna, che lavora all’università di Boston, studia la geoarcheologia (analisi dei minerali e dei sedimenti).

Per ulteriori informazioni sul progetto clicca qui:

Per una rassegna di articoli sul progetto: